Nella sentenza 11609/05 la Corte di cassazione aveva affermato che il Ministero della salute è responsabile per i soli contagi verificatisi a partire dal 1978 (per l’epatite B), dal 1989 (per l’epatite C) e dal 1985 (per l’HIV), anni nei quali erano stati isolati i rispettivi virus.
Nella sentenza 581/08 le sezioni unite della Suprema Corte hanno invece stabilito che il Ministero è responsabile, a prescindere dalla patologia contratta dal danneggiato, per tutti i contagi successivi al momento in cui si sapeva che il sangue era un veicolo di trasmissione di infezioni virali: momento che la Corte ha individuato con quello della conoscenza dell’epatite B.
Il Ministero sostiene che tale momento coinciderebbe con il 1978, data di isolamento del virus B.
Tesi, peraltro, non accolta dalla Cassazione, che nella sentenza n. 20765 del 28 settembre 2009 ha detto chiaramente che la responsabilità del Ministero sussiste “già a partire dalla data di rilevazione diagnostica dell’epatite B e non più quindi dalla data di identificazione dei singoli virus“: questo anche in considerazione del fatto che “il pericolo di contagio attraverso la trasfusione del sangue era avvertito dal Ministero della Sanità già a metà degli anni ’60“.
Alberto Cappellaro